Inaugurato con un collegamento Italia-Kosovo il nuovo caseificio di “Casa Umbra” a Leskoc, nato dall’impegno dei Beneduce di Sant’Anastasia

Un nuovo passo verso l’autonomia e l’indipendenza, anche economica, per i bambini – ormai cresciuti e diventati giovani adulti – accolti in oltre vent’anni di presenza dei volontari italiani nella casa Caritas di Leskoc in Kosovo. Nei giorni scorsi è stato inaugurato il caseificio che consente la lavorazione del latte prodotto nell’allevamento bovino e la commercializzazione dei suoi derivati. Il tutto grazie al sostegno economico e organizzativo del caseificio “Fratelli Beneduce” di Sant’Anastasia, nel napoletano, e alla collaborazione di alcuni carabinieri in servizio di polizia militare nella base italiana di Pristina.

Le origini dell’impegno delle Caritas umbre in Kosovo

Nel 1999 i kosovari di etnia albanese sono in fuga dalla pulizia etnica della Serbia di Miloševic. Alcuni giovani volontari della Caritas di Umbria e Toscana, che avevano già sperimentato lo stile di solidarietà e prossimità accanto ai terremotati del 1997, partono per la Macedonia per dare soccorso ai profughi. Tra questi ci sono Massimo Mazzali e Cristina Giovanelli, la coppia che ha contribuito a dare vita alla casa Caritas di Leskoc e che ne è rimasta responsabile per oltre due decenni fino al 2020. Da un anno a questa parte, infatti, Massimo e Cristina sono rientrati a Perugia, lasciando la “custodia” della casa a un’altra coppia di volontari, Rinaldo e Francesca.

Un percorso di autosostenibilità economica

“L’esperienza in Kosovo – racconta Luca Uccellani, direttore della Caritas diocesana di Gubbio – è nata come espressione delle Caritas delle Chiese umbre. Poi questa realtà ha assunto una fisionomia giuridica propria e ha iniziato un percorso di autosostenibilità economica. Un cammino difficile e lungo ma che sta crescendo. Le diocesi umbre non si sono tirate indietro e resta il sostegno soprattutto da parte di alcune di esse”.

La nascita delle prime attività produttive

Dopo i primi anni di accoglienza nell’emergenza e di assistenza alle prime necessità della popolazione – come cibo e vestiario, ricostruire le abitazioni, scavare pozzi per l’acqua e altro del genere – i volontari italiani hanno cominciato a pensare al futuro dei tanti bambini e ragazzi accolti nella casa (in questo momento sono una quindicina, circa 400 in oltre vent’anni). Sono nate così le prime attività economiche, come l’azienda agricola e gli allevamenti di animali, seguiti dalla panetteria e dalla macelleria, con prodotti sia per soddisfare i fabbisogni interni, sia da destinare alla vendita. “Il fatto che avessimo accolto dei bambini, che poi nel frattempo erano cresciuti – spiega ancora Uccellani -, ci ha spinto anche a operare sul versante della formazione e dell’inserimento lavorativo. Quindi sono nate le esperienze della cooperativa e dell’azienda agricola, le stalle, il laboratorio di panetteria e pasticceria, la macelleria e da ultimo il caseificio”.

Il caffè che fa nascere il nuovo caseificio

Nel 2018, intorno a una tazzina di caffè all’ombra del Vesuvio, ecco arrivare la nuova “sfida”. Giuseppe e Antonio Beneduce ascoltano i racconti di alcuni militari dell’Arma che stanno prestando servizio in Kosovo e cominciano così a interessarsi alla realtà di “Casa Umbra” a Leskoc. Coinvolgono anche le giovani generazioni dell’azienda di famiglia, Alessandra e Daniele, e iniziano tutti insieme a progettare la nascita di un piccolo caseificio nella regione balcanica. Un primo sopralluogo nel distretto di Klina serve ai Beneduce per compiere un’analisi preliminare della situazione, indispensabile per definire l’acquisto dei macchinari, tutti a carico dell’azienda campana, il posizionamento degli impianti, e soprattutto per testare il latte proveniente dall’allevamento della casa, in tutte le sue fasi di trasformazione. L’anno successivo, nel marzo 2019, due giovani kosovari arrivano in Italia, ospiti dell’azienda casearia napoletana che provvede alla loro formazione perché potessero rendere realizzabile il progetto. La pandemia ci mette o lo zampino ma non riesce a fermare il progetto solidale. Nel maggio 2021, mentre il mondo continua a lottare contro il Covid, in Kosovo i tecnici del caseificio “Beneduce” fanno gli ultimi controlli sugli impianti e sulle attrezzature di “Casa Umbra”.

Il taglio del nastro, tra Napoli e Leskoc

Ed è così che arriva il giorno della cerimonia inaugurale, nel settembre 2021, con un collegamento audiovideo tra il caseificio “Fratelli Beneduce” di Sant’Anastasia e il nuovo caseificio di Leskoc in Kosovo. In Italia, oltre alla famiglia Beneduce, c’è Massimo Mazzali – il primo “custode” della casa Caritas -, ci sono numerosi militari dell’Arma dei carabinieri e tra loro – visibilmente emozionati – il maresciallo maggiore Giampaolo Clerico, il brigadiere capo Maurizio Caserta e il vice brigadiere Sandro Capezzone del team di Military Police in missione di pace presso la base italiana Multinational specialized unit dei carabinieri a Pristina, tra il 2017 e il 2021. Grazie a loro è cominciata questa bella storia di amicizia e solidarietà. Ci sono poi le autorità civili del territorio vesuviano, i direttori delle Caritas diocesane di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, e di Gubbio, Luca Uccellani, insieme ai progettisti umbri che hanno contribuito alla realizzazione della casa di Leskoc, inaugurata nel 2014. All’altro capo del collegamento, in diretta da Leskoc, ci sono il vice ambasciatore italiano in Kosovo, Ugo Ferrero, i vertici delle forze militari di pace italiane che sono operative in zona e le autorità civili kosovare.

Una cura alle ferite del nostro tempo

“La casa in Kosovo – dice don Marco Briziarelli, direttore della Caritas di Perugia – è un posto meraviglioso e una grande esperienza di vita per i nostri giovani che vanno a fare volontariato. È la possibilità di un incontro con una realtà di grande povertà che ci insegna come dalla povertà si possa uscire, rimettersi in piedi, tornare a sperare e a sognare. Questo è ciò che stiamo facendo da tanti anni con i nostri giovani, che possono così aprire mente, cuore e spirito, per curare le tante ferite di questo tempo”.

Il taglio del nastro in contemporanea – da una parte e dall’altra degli schermi – ripaga tutti dei tanti sforzi compiuti per realizzare un sogno di autonomia e indipendenza che da oltre due decenni viene portato avanti dai volontari Caritas, grazie al sostegno delle Chiese umbre e al contributo di tante realtà del volontariato e di tante aziende che hanno voluto dare una mano in tutti questi anni.