Dall’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”. Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti: «Dove la carità non fa da nave si è costretti ad affondare». Tra i “segni di pace” il “gemellaggio” delle Chiese umbre in Kosovo

«In questo nostro nobile convenire prendono voce tutte le Chiese rivierasche: siamo qui per riscoprire il significato di una comune appartenenza al Mediterraneo, quindi per attingere alla bellezza e alla forza della comunione fraterna, e per mettere a fuoco una profezia di unità». Con queste parole il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha introdotto, nel pomeriggio del 19 febbraio, la sua prolusione di avvio lavori dell’incontro di riflessione e spiritualità dal titolo: “Mediterraneo, frontiera di pace”, in svolgimento a Bari, fino al 23 febbraio, che vede la partecipazione di sessanta vescovi dei Paesi del Mediterraneo. «Il Mediterraneo – ha proseguito il cardinale Bassetti – non è solo bellezza generata dall’incontro delle diversità, ma anche violenza che esplode a causa dell’incapacità di comporre i giochi di potere, gli interessi contrapposti e le paure che queste stesse diversità possono alimentare» (il testo integrale della prolusione dell’arcivescovo di Perugia è consultabile sul sito: www.chiesainumbria.it).

«Il muro che divide i popoli – ha evidenziato Bassetti – è soprattutto un muro economico e di interessi. C’è una frontiera invisibile nel Mediterraneo che separa i popoli della miseria da quelli del benessere, e non conta se al di qua e al di là di questa frontiera ci sono minoranze ricchissime e crescenti impoverimenti. È stata tradita la promessa di sviluppo dei popoli usciti dagli iniqui sistemi coloniali del secolo scorso, mentre sono ridotte le capacità degli Stati più ricchi di condurre politiche sociali inclusive. C’è un nesso inscindibile fra la povertà e l’instabilità».

Alla giornata conclusiva (domenica 23 febbraio) saranno a Bari papa Francesco e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella; mentre nelle giornate precedenti i partecipanti saranno impegnati in sei “tavoli di conversazione” e in due assemblee plenarie dedicate ai temi: “Consegnare la fede alle generazioni future” e ”Rapporto tra Chiesa e Società: mobilità, cittadinanza, libertà religiosa, iniquità”. Il cardinale Bassetti, durante l’omelia della messa che ha aperto la seconda giornata dell’incontro di Bari (20 febbraio), ha detto: «dove la carità non fa da nave si è costretti ad affondare». E la carità non può non essere al centro delle riflessioni che caratterizzeranno le giornate baresi delle Chiese del Mediterraneo, perché dove c’è carità c’è pace.

Alcuni argomenti trattati nei “tavoli di conversazione”, di cui uno moderato dal ricercatore universitario umbro Andrea Possieri, membro del Comitato scientifico ed organizzatore dell’incontro, evidenziati nel corso del briefing giornaliero con la stampa, sono particolarmente attuali per la realtà ecclesiale perugina ed umbra, come ad esempio quelli della “formazione professionale” e dei “gemellaggi”. Questi ultimi spesso strettamente legati all’attività missionaria. Le otto Diocesi dell’Umbria hanno da numerosi anni non pochi gemellaggi e rapporti solidali con le Chiese di Paesi dei tre continenti bagnati dal Mediterraneo, contribuendo ai processi di pace in atto. Uno di questi gemellaggi, che vede impegnate insieme tutte le Diocesi umbre, è quello avviato da oltre 20 anni in Kosovo, attraverso la Delegazione regionale Caritas Umbria, a cui oggi (giovedì 20 febbraio) il quotidiano «Avvenire» ha dedicato un articolo, “Dall’Umbria al Kosovo oltre la guerra e l’odio”, nell’ampio reportage dal titolo: “La solidarietà unisce le sponde”, redatto in occasione dell’incontro di Bari. Obiettivo di questo gemellaggio è quello di aiutare una terra martoriata a ricostruire il tessuto sociale multireligioso messo a dura prova dalla guerra tra kosovari albanesi e le enclave serbe. Con segni concreti rivolti al benessere della popolazione locale, senza distinzione di etnia e religione (la ricostruzione di circa 500 case distrutte, l’avvio di una cooperativa agricola, di un piccolo caseificio, di una macelleria, di una panetteria-pasticceria e l’assistenza diretta a famiglie e minori in difficoltà), si è dimostrato che cattolici, ortodossi e mussulmani possono vivere in pace e perdonarsi a vicenda.

A far conoscere questi “segni di pace”, che gettano “ponti di dialogo tra le genti”, è anche l’obiettivo dell’incontro di Bari, che non può non avvalersi del «servizio dei media», come hanno evidenziato lo stesso cardinale Bassetti, nel corso della prolusione, e il professor Andrea Possieri, nel rilasciare un’intervista audio-video a «Umbria Radio In Blu» e al quotidiano online «Chiesainumbria.it», al termine della prima giornata di “Mediterraneo, frontiera di pace”.