Celebrazione eucaristica della Pasqua di Risurrezione in cattedrale. Il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia (testo integrale): «La vittoria della vita sulla morte. Giunga la forza dello Spirito in quanti operano in aiuto dei fratelli ammalati o sofferenti»

«Innanzitutto l’augurio di una Pasqua buona e feconda di bene a tutti voi, che ci state seguendo in questa santa celebrazione pasquale dalle vostre case. E’ a voi, in particolare, che è rivolto il mio pensiero affettuoso». Con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha introdotto l’omelia della S. Messa della Pasqua di Risurrezione (12 aprile), nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, vuota, nel tempo del “Coronavirus”; celebrazione eucaristica che è stata trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social ecclesiali.

Stentiamo a credere che oggi sia Pasqua. Rivolgendosi ai fedeli, il cardinale ha ricordato che «dopo l’Exsultet, intonato questa notte, celebriamo oggi la Pasqua del Signore. Dopo una triste e interminabile Quaresima, troviamo la forza quest’oggi di ricordare la liberazione dall’antica schiavitù dell’Egitto; l’ingresso nella terra promessa, dove scorre latte e miele; la liberazione dal male fisico e morale; la vittoria della vita sulla morte. La Pasqua racchiude tutti questi significati. Umanamente parlando, stentiamo a credere che oggi sia Pasqua, ma la forza del Signore, risorto e vivo in mezzo a noi, ci fa gridare ugualmente lo stupore di un evento unico nella storia: un morto è tornato in vita e non muore più. E questo è il Signore Gesù, l’inviato del Padre per salvare il suo popolo. Stentiamo a credere che oggi sia Pasqua, mentre siamo costretti in casa, con gli ospedali pieni di malati e con l’ombra della morte che, purtroppo, vaga anche intono a noi. Eppure, in questo dramma che non sembra aver fine, osiamo pronunciare il grido profondo e gioioso della nostra fede: “Il Signore è risorto!”».

Correre verso il sepolcro. «Il Vangelo di Giovanni narra di questo evento dapprima con l’incredulità dei discepoli, che, corsi al sepolcro, stentano a credere ai loro occhi: è vuoto, sono rimasti solo i teli posati per terra e il sudario avvolto in un luogo a parte. L’annuncio di Maria di Magdala li sconvolge, non riescono a capire, vogliono rendersi conto di persona e corrono, corrono verso il sepolcro. In questa corsa, che ci pare di intravedere lungo le stradine diroccate di Gerusalemme, c’è l’immagine dell’uomo alla ricerca del vero, del senso ultimo della vita».

Il sepolcro vuoto. «Tutto finisce con la morte? L’esperienza umana si esaurisce con la sofferenza di questo mondo, oppure c’è qualcosa oltre, che va al di là della vita terrena e si concretizza con la vita piena in Dio? Sono domande che l’uomo si pone da sempre; è una verità che nel tempo si è cercato di rincorrere, a fatica lungo i sentieri scoscesi della vita, e che per noi ha trovato una risposta in quel sepolcro vuoto che Pietro e Giovanni scrutano dapprima perplessi, fino a rendersi conto che “egli doveva risorgere dai morti”, come preannunciato dalle Scritture».

Risuscitato al terzo giorno. «Dopo questa faticosa conquista, i discepoli ricevono forza dallo Spirito Santo e sono in grado di portare l’annuncio di salvezza in tutta Gerusalemme. Parlano apertamente, dichiarando “come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui… Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno”».

Il cuore di questo messaggio. «È lo Spirito che ci conduce alla “verità tutta intera” e ci dà la forza per testimoniare il messaggio di speranza e di salvezza del Signore Gesù. La morte e la resurrezione sono il cuore di questo messaggio; è il kerigma della nostra fede, che noi osiamo proclamare con gioia e fierezza sotto l’azione dello Spirito Santo, che trasforma la nostra vita e ci libera dalla morte: da ogni morte».

Quante storie di dolore e di sofferenza! «Mi hanno molto impressionato il Venerdì Santo le testimonianze della stazioni della Via Crucis presieduta da Papa Francesco. Quante storie di dolore e di sofferenza! Storie di vita drammatiche, segnate dalla presenza del dolore e della devastazione fisica e morale. Ma, alla fine, il bene è prevalso. L’opera dello Spirito ha trasformato l’esistenza di tante persone: la croce – come ha scritto il sacerdote calunniato – ha illuminato la sua vita e spalancato la via della risurrezione. La resurrezione è un fatto reale, molti di noi ne fanno esperienza nel corso della loro esistenza, e tutti ne vivremo appieno la realtà nel giorno ultimo del Signore».

Pasqua: annuncio di speranza. «È questo un annuncio carico di responsabilità e di profezia che la Chiesa ripete agli uomini di oggi, al quale però – come i primi discepoli – molti stentano a credere, condizionati dalle mode del tempo e da un’idea molto mondana dell’esistenza. Con una felice espressione, Paolo VI sintetizzava il significato profondo della Pasqua: essa “non è soltanto un annuncio di gioia, ma di speranza”. È un evento salvifico che travalica le angosce di ogni tempo, per far sorgere un mondo nuovo, liberato dalla schiavitù della morte e del peccato. La morte è reale, ma non ha l’ultima parola; la vita oltre la morte, di cui Cristo risorto è primizia, dura in eterno e non ci può più essere tolta. Certo, è con tremore, ma con profondo convincimento, che oggi pronunciamo queste parole di fiducia e di consolazione, radicati nella fede della Chiesa che proclama da sempre la vittoria della vita sulla morte».

Lo sguardo sull’umanità sofferente. «In questo giorno santo, non possiamo però non volgere lo sguardo sull’umanità sofferente. Lo sconvolgimento che si sta producendo in queste settimane dinanzi ai nostri occhi ci invita ad una profonda riflessione, a guardare alla nostra pochezza e confidare di più nel Signore, come ci ha invitato a fare il Papa: “L’inizio della fede – egli ha detto – è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai”. In Dio vi è sempre pienezza di vita, con lui si risorge ogni giorno, da ogni prova».

La lontananza fisica non sia un ostacolo. «Cari fratelli e sorelle, animati dalla fede nel Signore – ha concluso il cardinale Bassetti –, celebriamo oggi la grande festa della Pasqua. La lontananza fisica non sia un ostacolo per la nostra celebrazione, che deve essere sempre una lode di comunione e di condivisione. Giunga la gioia del Signore risorto nelle vostre case, dove vi trovate in famiglia o in solitudine; giunga la forza dello Spirito in quanti operano in aiuto dei fratelli ammalati o sofferenti. Risplenda per i nostri defunti la luce del Signore risorto. Fratelli, Cristo è risorto: è veramente risorto. Amen! Alleluia!».