Celebrata in cattedrale la solennità di Maria Madre di Dio e la Giornata mondiale della Pace. Il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi: «Questa maternità è vicina a ciascuno di noi, una misericordia fatta di concretezza di gesti, di attenzioni, di una realtà che non ci lascia»

«Il “Sì” di Maria diventa concretezza di una tenerezza che si manifesta nella vita… Oggi sentiamo di essere amati da Dio in questa concretezza. E’ come se quella stessa maternità l’avessimo incontrata nei vari contesti della nostra esistenza». A sottolinearlo è il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve monsignor Marco Salvi nell’omelia della celebrazione eucaristica con il canto del Veni Creator, nella cattedrale di San Lorenzo, la sera del primo dell’anno, solennità di Maria Madre di Dio e Giornata mondiale della Pace.

Generare Dio nella concretezza della nostra carne. «La Chiesa, tanto vituperata – ha proseguito il presule –, ci fa sperimentare, attraverso le sue comunità e i suoi volti che incontriamo, che questa maternità è vicina a ciascuno di noi, una misericordia fatta di concretezza di gesti, di attenzioni, di una realtà che non ci lascia. Dobbiamo anche noi – come Maria che con quel “sì” è stata capace di generare Dio -, con il nostro “sì”, con la nostra fede, generare Dio nella concretezza della nostra carne. Non è un pensiero, non è una ideologia, non è un qualcosa di astratto, ma è la concretezza di un amore che si offre prima di tutto a noi e diventa possibile per qualunque persona che incontriamo. Che Maria ci accompagni in questa grande decisione per la nostra vita».

Grazia su grazia. All’inizio dell’omelia, il vescovo ha ricordato che «nel primo giorno dell’anno civile la liturgia della Chiesa ci pone sotto l’egida della benedizione di Dio, tratta dal Libro dei numeri, la cosiddetta benedizione di Aronne… E’ come se la vita di ciascuno è posta sotto l’egida della Grazia. Non a caso otto giorni dopo il Natale di quella tenerezza, che noi abbiamo ricevuto ed ascoltato nel prologo di Giovanni, “Grazia su grazia”, la grazia di Dio si è fatta dono anche per gli ingrati. Entrando nel tempo, Gesù, incarnandosi, ha santificato ogni istante della nostra vita. “Grazia su grazia…” e con questa benedizione e baldanza affrontiamo il nuovo anno».

La certezza di un Dio che ci accompagna. «C’è la pandemia, non ci sono prospettive certe – ha detto monsignor Salvi –, però c’è la certezza di un Dio che ci accompagna. E nel primo giorno dell’anno ci viene posta la figura di Maria. E’ la solennità della Divina maternità di Maria ed oggi la Chiesa la venera con il suo più antico titolo: “Theotokos”, Madre di Dio. Cosa significa questo titolo? E’ un aiuto per comprendere meglio la nostra fede, conoscere meglio il mistero. Attraverso Maria si tocca e si contempla un amore per ciascuno di noi».

La pace non è mancanza di guerra. Avviandosi alla conclusione, monsignor Salvi si è soffermato sulla Giornata dedicata alla Pace, «il segno più grande – ha evidenziato – di questa realtà che Dio offre: “la pace sia con te”, ci diciamo… La pace non è mancanza di guerra, di ostilità, di non belligeranza, la pace è prima di tutto la condizione di un cuore che vive questo mistero d’amore. E questo, prima ancora che sia una pretesa che io chiedo agli altri, deve diventare costruzione del mio cuore. La pace comincia dalla tua esistenza e dal tuo modo di affrontare le cose e vivere i tuoi rapporti. Per questo alla fine della messa invochiamo lo Spirito Santo con il canto del Veni Creator, dacci la capacità di essere veramente costruttori di pace. Senza il tuo aiuto, recita il canto, nulla è nell’uomo, senza di te nulla possiamo costruire, neanche la pace».

La giustizia e la pace camminano insieme. A margine della celebrazione, il vescovo ha avuto modo di soffermarsi sul significato della pace legato alla giustizia. «Siamo all’inizio di questo nuovo anno – ha commentato – e l’augurio che ci facciamo è che il 2021 sia un anno di grazia e soprattutto di ripresa della vita. Anche papa Francesco ci richiama a vivere questo anno con una grande speranza, perché Cristo non ha abbandonato l’umano, ma si è incarnato e si è fatto prossimo perché la nostra vita sia salvata. E’ anche il giorno in cui il Papa ci richiama a vivere la pace nella giustizia. La giustizia e la pace camminano insieme e quindi costruire la pace significa costruire un mondo più giusto. La pace e la giustizia cominciano non solo nelle strutture degli Stati, ma dal cuore degli uomini. Ciascuno di noi è responsabile a costruire la pace e la giustizia perché questo mondo sia migliore. La nostra fragilità, delle volte, non ci permette di essere veri costruttori di pace, ma l’incarnazione del Verbo, Gesù Cristo nel Natale, ci offre la possibilità di essere aiutati, accompagnati, in questa costruzione che comincia da ciascuno di noi. Per questo auguro a tutti un buon anno nuovo».