Il cardinale Gualtiero Bassetti, a tre anni dal quinto Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, richiama i cattolici all’impegno sociale «sempre più una necessità impellente» per «una grande missione di carità verso tutto il popolo italiano»

«Tre anni fa a Firenze si svolgeva il quinto convegno ecclesiale nazionale. Un avvenimento di grande importanza per i cattolici italiani che purtroppo, però, sembra essere finito ai margini del dibattito pubblico. Sarebbe un grave errore dimenticarsene, perché in quell’assise si riallacciarono le fila di una riflessione che partiva dal concilio e arrivava sino alla riforma missionaria di continuo evocata da Francesco». Così esordisce il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel suo ultimo articolo dal titolo “Missione di carità” ospitato nella rubrica “Dialoghi” de Il Settimanale de «L’Osservato Romano» in edicola venerdì 16 novembre. «Uno degli ostacoli più grandi a questa riforma risiede nella nostalgia – prosegue il cardinale –, che abita tanti membri della Chiesa, verso un regime di cristianità ormai tramontato. L’immediata conseguenza è la delusione nel vedere tradite le proprie attese. In realtà, lo spirito missionario che deve animare la Chiesa e il credente è altra cosa. Questo spirito non rimpiange ciò che non c’è più, perché il rimpianto rivela un ripiegamento su di sé che non ha nulla di evangelico».
Le cinque strade da seguire da Firenze. «La fine del regime di cristianità ha segnato un nuovo modo di rapportarsi alla società da parte della Chiesa – ricorda il presule –. Come insegna la Gaudium et spes, i cristiani aspirano a essere solidali con gli uomini di oggi nelle loro speranze, attese e angosce, perché “nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. A Firenze questi insegnamenti sono stati ribaditi e declinati in cinque verbi: cinque strade da seguire per realizzare il compito affidato dal concilio».
Uscire. «Il primo di questi verbi è uscire. Per incontrare le persone ovunque si trovino, senza rinchiudersi in strutture o attività consolidate. È la Chiesa “in uscita” descritta da Papa Francesco, secondo una prassi quotidiana che non ha paura di sporcarsi con il fango delle periferie e ha il coraggio di prendere il largo e gettare le reti laddove indica il Signore».
Annunciare. «Il secondo verbo è annunciare. Per far conoscere a tutti il messaggio del Vangelo con le parole e soprattutto uno stile di carità che confermi la fede. “Prima il Vangelo” diceva Óscar Romero. E noi oggi facciamo nostro questo convincimento con il coraggio del martire e la consapevolezza che ogni credente è chiamato alla santità».
Abitare. «Il terzo verbo è abitare. Per vivere in pieno i problemi sociali e politici del mondo contemporaneo cercando di contribuire alla loro soluzione. È il grande tema dell’impegno sociale dei cattolici. Un “impegno di umanità e santità”, come diceva La Pira, che non può mai confondersi con le arroganti pretese razziste e xenofobe o i finti miraggi laicisti e nichilisti».
Educare. «Il quarto verbo è educare. Consapevoli che la maturazione umana e cristiana richiede tempi lunghi e un accompagnamento costante. Un’opera seria e autorevole che solo una “scuola sacra”, come la intendeva don Milani, può garantire il fondamentale passaggio di conoscenze di generazione in generazione».
Trasfigurare. «E infine l’ultimo verbo è trasfigurare. Per mostrare un volto nuovo della società e spezzare le catene che tengono oppressi tanti individui e promuovere logiche ispirate alla giustizia e aperte alla misericordia. Per questo don Mazzolari diceva che la parrocchia ha “un passo cadenzato e stanco, misurato sugli ultimi più che sui primi” e che la Chiesa è “l’ambulanza per chi cade”».
Il bene di tutti. «Queste cinque strade fissate a Firenze – conclude il cardinale Bassetti – rappresentano le bussole ideali per la Chiesa in Italia. E se tre anni fa l’impegno sociale dei cattolici sembrava un’opzione tra le tante, oggi sta diventando sempre più una necessità impellente. Con un unico grande obiettivo: il bene di tutti. È questa, infatti, l’unica direzione verso la quale si appunta il nostro sguardo. Un bene per tutti e non per pochi. Che non cerca il potere, ma desidera il servizio. Che non vuole dividere, ma si sforza di condividere. In definitiva, una grande missione di carità verso tutto il popolo italiano».