Al termine dell’ordinazione sacerdotale di don Giosuè Busti e di don Giordano Commodi, il forte incoraggiamento del cardinale Gualtiero Bassetti ai numerosi fedeli presenti in cattedrale: «Vedo la gente un po’ fredda, un po’ pigra nei confronti del grande sacramento della confessione, che è il sacramento della Misericordia di Dio»

A conclusione della concelebrazione eucaristica dell’ordinazione presbiterale di don Giosuè Busti e di don Giordano Commodi, tenutasi nel pomeriggio-serata del 29 giugno in una gremita cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il cardinale Gualtiero Bassetti ha voluto fare «un annuncio importante», come lui stesso lo ha definito, quasi un richiamo a tutti i fedeli. «Io, vostro vescovo, vi autorizzo fin da subito (rivolgendosi ai due nuovi sacerdoti, ndr) ad esercitare il ministero della confessione – ha detto il porporato –. Lo faccio per incoraggiare non soltanto voi fedeli qui presenti così numerosi, ma anche la gente che vedo un po’ fredda, un po’ pigra nei confronti di questo grande sacramento, che è il sacramento della Misericordia di Dio. Approfittatene il più possibile perché il Signore, anche attraverso questi due nuovi sacerdoti, sta passando nella nostra Chiesa».

Ordinazione presbiterale sempre commovente.

Il cardinale Bassetti ha presieduto la celebrazione dell’ordinazione di don Giordano e di don Giosuè insieme al vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, al vescovo in Guatemala mons. Mario Bernardo Fiandri e a numerosi sacerdoti. Il servizio liturgico è stato animato dai seminaristi del Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” di Assisi e dagli allievi dell’Almo Collegio Capranica di Roma dove don Giosuè ha studiato in quest’ultimo anno. Il Coro diocesano giovanile “Voci di Giubilo” diretto da don Alessandro Scarda, parroco di San Barnaba dove don Giordano presta servizio pastorale, ha animato la liturgia che ha avuto il suo momento commovente nel rito dell’ordinazione presbiterale non solo per i due ordinandi e le loro famiglie, ma per tanti sacerdoti che nel giorno della solennità dei Ss. Pietro e Paolo sono stati ordinati presbiteri, ad iniziare dal cardinale Bassetti, come ha ricordato nell’omelia.

Donato il tesoro più grande.

Alle famiglie dei due nuovi sacerdoti il porporato ha voluto esprimere «tutto l’affetto e tutta la gratitudine della Chiesa – ha commentato Bassetti –, perché voi avete donato alla Chiesa il vostro tesoro più prezioso, un figlio! Questo figlio lo avete donato in cambio di che cosa? Di nulla, umanamente parlando, e, forse, qualche croce in più la dovete portare insieme a don Giordano e a don Giosuè, perché diventare preti significa, innanzitutto, caricarsi della croce di Gesù».

La gratitudine dei due nuovi sacerdoti.

Al termine della celebrazione don Giordano e don Giosuè, che domenica 30 giugno hanno celebrato la loro “prima messa” nelle parrocchie di Castel del Piano e di Elce, hanno espresso gratitudine al Signore e ringraziato quanti li hanno sostenuti nel cammino vocazionale: dal cardinale Bassetti alle loro famiglie, dai formatori e amici di Seminario alle comunità parrocchiali dove è maturata la loro vocazione (Elce con la Comunità Magnificat, Castel del Piano, Monteluce, San Barnaba, Prepo, Ss. Biagio e Savino, Montebello e San Fortunato della Collina), alle comunità monastiche dove sono stati accolti si è pregato per loro (le clarisse dei monasteri di Sant’Erminio in Perugia, di Santa Chiara in Carpi e del Buon Gesù in Orvieto e i monaci di Betlemme in Montecorana). «Le parole – hanno detto i due sacerdoti – non riescono a comunicare pienamente la profonda gratitudine per quanto il Signore ha compiuto nelle nostre vite. Essa deriva dalla grande misericordia costantemente riversata su di noi e dalla totale fedeltà che sempre e soprattutto oggi vediamo realizzarsi. Misericordia e fedeltà: sono due fondamentali caratteristiche con cui Dio si è manifestato nelle nostre concrete relazioni con gli altri. Ogni persona incontrata in questo cammino è per noi espressione del suo Volto. Egli ci ha fatto innamorare della Chiesa, e di essa vogliamo prenderci cura, donando la vita».